Pulp Picture
Sullo sfondo di
bianco immacolato gli stessi colori usati diventano pulp.
La busta della spesa fatta nel supermercato sotto casa è pulp.
La gonna arricciata in mezzo alle gambe e una ferita tamponata malamente con un cerotto è pulp.
Anche il panino con una mosca intenta a banchettarvi sopra è pulp. Nonostante il richiamo dell’aneddoto che coinvolge Giotto e Cimabue ne addolcisca i toni mescolandoli a quelli della storia e
della leggenda.
Tutto nella scena è pulp,
tutto tranne il libro di Sant’Agostino. Nel momento in cui l’occhio viene, con maestria estrema, indirizzato come ultima tappa
al libro e al suo titolo, l’intera composizione cambia di significato. Allora la spesa
diventa esclusivamente questione di sopravvivenza, la gonna e la ferita diventano
distrazione e noncuranza, la mosca si trasforma in un semplice elemento di disturbo
che non è più capace di distogliere l’attenzione da quelle amate pagine che
assorbono l’intero volto del soggetto, e con esso, la sua stessa coscienza. L’osservatore la spia
nell’intimo della lettura e lei, inconsapevole e smarrita, ignora di essere osservata.
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